Parola d’ordine “risiomendinamento” no! ….RI-DI-MEN-SIO-NA-MEN-TO… ecco proprio questa roba qui!
Sinceramente: alzi la mano chi, al fastidioso suono della sveglia, non abbia mai dato una sbirciatina a whatsapp scoprendo con sgomento quella settantina di messaggi non letti girati nella chat di classe tra le ore 22.00 e le ore 23.30 della sera precedente.
Primo pensiero: “Ma queste qui non hanno niente da fare?”
Scorro velocemente il display per catturare giusto quelle due frasi che potrebbero dare un senso alla nuova scoppiettante querelle e che mi aiutino a formulare un secondo pensiero ed è qui che lo sgomento aumenta… le sue lettere… e lascia il posto allo sbigottimento.
Argomento: il bullismo
Bullismo? Nella nostra classe? Cosa mi sono persa? Vediamo un po’…
Roberta: a sua figlia è stato detto “ramo secco”
Carla: suo figlio è soprannominato “quattrocchi”
Elena: sentenzia che è maleducazione e invoca punizioni e supporti psicologici
Tina: conferma e rilancia il grido di allarme al bullismo
Giorgia: inneggia alla pace, alla coesione, alla rivisitazione delle buone maniere, propone la yoga terapia e già che ci siamo ricorda di santificare le feste… ci stava bene!
Un plebiscito di applausi e consensi.
Ma io dico…. NO! IO NON CI STO!
La vogliamo smettere di parlare di bullismo in modo così farraginoso e dilettantistico?
Contestualizziamo fatti e situazioni riportando, vivendo e gestendo le situazioni per quello che davvero sono.
Chi di noi non si è mai sentito dire “manico di scopa”, “tappo”, “cammello” “saggina” o Gioconda? (a me chiamavano così per via dei capelli ;-J)
- Gli esempi sopra si chiamano “sfottò” e ce ne siamo fatti tutti delle grandi e silenziose scorpacciate. Una volta semplicemente non se ne parlava, perché semplicemente sapevamo che sarebbe stato un percorso obbligato, ma semplicemente forse nessuno ci ha insegnato a reagire in modo corretto. Ed è questo il motivo che spinge involontariamente qualcuno di noi a parlare erroneamente di bullismo alle ore 23.00: sono le nostre piccole ferite non rimarginate che gridano “al lupo”.
- Smettiamola di generalizzare! Questo non è bullismo; lo possiamo definire in tanti modi e attribuirgli un significato diverso a seconda del nostro vissuto, ma non è bullismo poiché, mie care Mammotte, il bullismo purtroppo, quello vero, è una “patologia seria” che miete continue vittime e non può essere né deve essere “curato” con flebo di saccenza o pillole di chat.
- La chat di classe serve ad altro ve lo ricordate? Quando tutti scrivevano “grazie”, ma nessuno sapeva perché. Bei tempi!
Nadia Sperti, Assistente di Direzione per “campare”, Mammotta per “vivere”